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Ancora ricordi degli anni bellici e prebellici, raccontatimi dai miei: quando il 2/3/1939 Eugenio Pacelli venne eletto papa col nome di Pio XII, in un periodo in cui i venti di guerra già si addensavano minacciosi, molti ironizzavano con un gioco di parole sul suo cognome: "Ah, se si chiama Pacelli, speriamo porti la pace!". Purtroppo, non fu così....
 

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Ancora riguardo al periodo bellico: oggi il coniglio è diventato un animale domestico da compagnia, peraltro grazioso, simpatico e affettuoso; durante la guerra veniva pure allevato in casa, ma come..risorsa alimentare!
Di poche pretese, si poteva nutrire con l'erba raccolta nelle aiuole, o tra i binari del tram, dove correvano in sede propria;
Lo stesso regime favoriva l'allevamento di questo animale, sia come risorsa alimentare, sia per sfruttarne il morbido mantello, come vediamo in questa locandina pubblicizzante le pellicce di coniglio (vietato allora chiamarle elegantemente alla francese lapin!)

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Sempre in quella mostra (allestita in centro, non ricordo più dove) compariva anche un banco di scuola dell'epoca; peraltro usato anche molto dopo la fine della guerra! Banchi simili li trovai alle elementari alla "Pellico" (1954 - 1959) e anche alle medie alla "Manzoni" (1959 - 1962), solo in parte, in questo caso, sostituiti già dai moderni tavolinetti

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Ancora tempo di guerra: una squadra femminile dell'UNPA, con motofurgoni, in perlustrazione

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L'UNPA, costituita nel 1934, si può considerare un'"antesignana" dell'attuale Protezione civile.
Suo compito era appunto l'intervento in casi di emergenza, segnatamente per quanto riguardava gli allarmi di incursioni aeree. Con l'entrata in guerra, l'istituzione venne militarizzata. I motofurgoni erano attrezzati per l'intervento dopo le incursioni, con pale, picconi, asce e quant'altro poteva occorrere per il primo intervento sulle macerie degli edifici colpiti. Venne sciolta nel 1946.
L'ultimo anello della catena era costituito dai "capiscala" e "capifabbricato": in tutti gli edifici multifamiliari (case di pigione, condomini, Case Popolari e Municipali) un inquilino era designato a questo incarico, con la qualifica di pubblico ufficiale; a lui spettava il compito, quando suonava la sirena di allarme, di accertarsi che tutti gli inquilini lasciassero le abitazioni per recarsi ordinatamente al o ai rifugi,e ancor di più di far rispettare l'obbligo dell'oscuramento: dall'imbrunire all'alba, nessuna luce doveva filtrare da finestre e balconi, tutte le persiane e tapparelle dovevano rimanere rigorosamente chiuse e sigillate. Questo finì per creare rancori e malumori tra gli inquilini, destinati a durare anche dopo la fine del conflitto, quando il caposcala era particolarmente pignolo.
 

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Valga il caso del mio stabile, che all'epoca faceva parte delle Case Municipali (dismesso dal Comune nel 1947, con riscatto dell'alloggio da parte degli inquilini divenuti proprietari). Il caposcala era un impiegato del Provveditorato agli Studi (che anche nel suo ambiente aveva fama di ruffiano e "lecchino"), sempre abituato a origliare agli usci, molto pignolo nel far rispettare l'oscuramento non solo agli inquilini dello stabile, ma anche agli abitanti del caseggiato di fronte. Malvisto anche dopo la fine del conflitto, quando si spense, nel 1974, ben pochi di quelli che durante la guerra avevano avuto a che fare con lui lo piansero....
 

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Come si è visto, il personale dell'UNPA era ambosessi; nei periodi in cui non era impegnato in perlustrazione o intervento, il personale femminile era impiegato nel confezionare uniformi e altrii lavori di cucito



le vediamo qui intente a questo lavoro, cucendo a macchina, pedalando alacramente sulla loro brava "Singer" rigorosamente a pedali (come quella che ancora ho in casa, ereditata da mia madre). L'elettrificazione e motorizzazione delle macchine da cucire arrivò solo nel dopoguerra...
 

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I rifugi "pubblici", destinati al ricovero dei passanti che si trovavano in strada al momento dell'allarme, vennero scavati e allestiti un po' in tutte le zone verdi e aperte; qui ne vediamo uno in piazza Carlo Felice, nel giardino Sanbuy, di fianco alla fontana



qui l'ingresso in rifugio di madre e flglie piccole



e altre persone in rifugio

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Le esercitazioni con simulazione di allarme, dopo l'inizio della guerra si tennero anche in pieno giorno, in previsione di attacchi aerei anche diurni (come poi si verificò effettivamente, dopo che gli USA entrarono in guerra e anche gli americani vennero a bombardarci).
Qui ne vediamo una all'angolo di corso Vittorio e via Lagrange

friends colors

vediamo sulla destra un tram della linea 15, che da via Lagrange si accinge a svoltare in corso Vittorio ( da dove poi avrebbe svoltato in via Madama Cristina); percorso mantenuto fino al dopoguerra, quando venne istradato, anzichè per via Lagrange e via Carlo Alberto, per corso Re Umberto, piazza Solferino e via San Francesco d'Assisi, lasciando piazza Castello e il difficile percorso per via Palazzo di Città. Percorso poi mantenuto fino al 1966.
 

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Così si presentava la facciata di Porta Nuova all'inizio del 1941, dopo la rimozione della tettoia in ferro per il recupero del metallo a scopo bellico



La facciata, privata del "sostegno" della tettoia, ne risentì presto nella sua stabilità; per questo il primo intervento di ristrutturazione della stazione, nel 1946, riguardò il rifacimento dell'atrio con la sostituzione della copertura metallica, subito scartata come ricostruzione, con l'attuale volta a botte in cemento.
 

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Da Facebook: il 5/3/1971, dopo alcune settimane già primaverili, si tornò di colpo in pieno inverno! La mattina del 5 marzo una vera e propria tormenta di neve, che il vento ammucchiava e gelava rapidamente, investì la città. Personalmente, ricordo che sul cavalcavia di corso Dante i filobus della linea 34 erano rimasti bloccati, in fila. In piazza De Amicis, salendo sul bus 61, due ragazze scivolarono e caddero davanti al mezzo, che solo per miracolo non le investì
Ecco la fontana Angelica in piazza Solferino

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La nevicata colpì tutto il Nord Ovest, anche zone note per il clima invernale mite come la Riviera Ligure: a Levante, imbiancò il Tigullio, da Portofino a Santa Margherita a Rapallo, come non accadeva da decenni, con una strage di palme e pini marittimi.
 

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Da Facebook: il capolinea del filobus 54, poi 34 dal 1967, che dalla sua istituzione nel 1952 faceva capolinea al Campidoglio, dirimpetto a quello del tram 4, dopo la costruzione del ponte sulla Dora di corso Lecce - corso Potenza, nel 1969, venne portato, prolungando la linea su questo corso, in largo Toscana, dove rimase fino alla soppressione della linea nel 1982 (ma dal 1980 i filobus erano stati sostituiti con autobus)

 

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Da Facebook: 6/10/1979: dopo 34 anni di interruzione, causa le distruzioni belliche e i problemi successivi del dopoguerra (cessione alla Francia di Briga e Tenda), si inaugura la ricostruita ferrovia Cuneo - Ventimiglia; qui vediamo il treno inaugurale, con loco a vapore, partito da Torino Porta Susa


La linea, si diceva, era provvisoriamente gestita con loco diesel e automotrici, in attesa, si diceva, della rielettrificazione (fino alla sua distruzione bellica, era elettrificata in trifase, come il resto della rete ligure-piemontese); a distanza di 41 anni, invece, nulla è stato fatto: la linea è soggetta a una lenta agonia, per ora si svolgono due corse giornaliere a velocità ridottissima; gestita da due reti ferroviarie, che si rimpallano l'un l'altra i costi di mantenimento, è perennemente a rischio di chiusura, stavolta definitiva....
 

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Piazza Castello nei primi anni '50, quando ancora ospitava, sul lato Ovest, un capolinea di autopullman



successivamente, tutte le autolinee vennero spostate come terminal: alcune con la costruzione, nel 1956, dell'autostazione di via Fiochetto, altre in largo Marconi (dopo la costruzione della stazione "Marconi" della metro, spostato davanti a Torino Esposizioni), altre ancora davanti a Porta Susa.
 

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Qualcuno mi può indicare l'esatto punto di questa bottiglieria. Non capisco la curvatura del marciapiede, attualmente non sono riuscito a trovarla in Via dei Mille 40.
E' forse una distorsione ottica della fotografia ?
 

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Censin, se prevedi di tracopiare tutte le immagini che sono state pubblicate sul gruppo Facebook, diccelo. Ci rivediamo tra qualche mese e ottocentoventisettemila post 😂

Oppure magari cerchiamo di "centellinare" un po' e portare qua solo i post più significativi (che mediamente sono pochi)?
 

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Così si presentava la facciata di Porta Nuova all'inizio del 1941, dopo la rimozione della tettoia in ferro per il recupero del metallo a scopo bellico



La facciata, privata del "sostegno" della tettoia, ne risentì presto nella sua stabilità; per questo il primo intervento di ristrutturazione della stazione, nel 1946, riguardò il rifacimento dell'atrio con la sostituzione della copertura metallica, subito scartata come ricostruzione, con l'attuale volta a botte in cemento.
Questa è notevole, impressionante. Peccato per la bassa risoluzione.
 
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