Confermo....Solo una piccola precisazione, ma mi pare che il mulino utilizzasse la Bealera Nuova di Lucento. Il ramo sinistro del canale Ceronda passava a sud di C.so Vigevano in via Cecchi.
Presa dal già citato libro di Aldo A. Mola, ecco il facsimile della scheda elettorale per il referendum istituzionale del 2/6/1946Chiedo scusa se, andando OT, torno sulla polemica tra Monarchia e Repubblica: lo faccio per ricordare che al referendum del 1946, a giocare a favore della Repubblica fu anche il fattore...economico!
La propaganda repubblicana insisteva infatti sul fatto che, con la Repubblica, si doveva mantenere economicamente solo il Capo dello Stato, oltretutto per un tempo limitato, anzichè, nel caso della Monarchia, la pletora degli aventi diritto alla successione (principi ereditari, duchi, ecc.) vita natural durante; un argomento che dovette fare molta presa, in un momento, quello dell'immediato dopoguerra, di grandi difficoltà economiche per tutti (era ancora in vigore il razionamento con la tessera annonaria, durato fino alla primavera del 1949, scarseggiavano molti beni di prima necessità, d'inverno si tagliavano gli alberi dei viali cittadini per aver legna per scaldarsi).
Inoltre, Umberto fece un passo falso, quando, nel corso della campagna referendaria, entrò nella ex sede del Fascio di Milano, esibendosi in un saluto romano...immortalato in una foto diffusa su tutti iquotidiani; una gaffe che dovette costargli cara!
All'inizio della guerra, nel 1940, quasi tutti i monumenti cittadini erano stati avvolti in una "copertura" di legno, nell'ovvio intento di ripararli dalle conseguenze dei bombardamenti. Funzionò abbastanza bene agli inizi, fino al 1942; poi, con l'intensificarsi delle incursioni e della potenza delle bombe, finirono per mostrarsi di utilità scarsa o nulla. Nel bombardamento del luglio 1943, ad esempio, la copertura del "caval 'd Bruns" di piazza San Carlo quasi si volatilizzò, il monumento riportò seri danni, e nel dopoguerra necessitò di un delicato lavoro di restauro.
Molto interessante, non avevo mai visto un facsimile della schedaPresa dal già citato libro di Aldo A. Mola, ecco il facsimile della scheda elettorale per il referendum istituzionale del 2/6/1946
bank of hancock
i due simboli erano stati scelti, pare con cura, per rappresentare le due forme istituzionali, tenendo presente che nel 1946 era ancora mostruosamente alta la percentuale di analfabeti totali, e molti, che avevano frequentato le scuole prima della riforma Gentile, erano arrivati solo alla seconda elementare: sapevano giusto fare la propria firma e "far di conto", ma forse ignoravano il significato dei termini "Monarchia" e "Repubblica".
Alla fine però si verificarono ugualmente disguidi; ad esempio, l'Italia turrita che rappresentava la Repubblica da molti venne scambiata per...l'effigie della regina! Senza volerlo, intendendo votare per "il Re", votarono invece per la Repubblica..
Non fu l'unico monumento ad essere avvolto da un cassero di protezione.All'inizio della guerra, nel 1940, quasi tutti i monumenti cittadini erano stati avvolti in una "copertura" di legno, nell'ovvio intento di ripararli dalle conseguenze dei bombardamenti. Funzionò abbastanza bene agli inizi, fino al 1942; poi, con l'intensificarsi delle incursioni e della potenza delle bombe, finirono per mostrarsi di utilità scarsa o nulla. Nel bombardamento del luglio 1943, ad esempio, la copertura del "caval 'd Bruns" di piazza San Carlo quasi si volatilizzò, il monumento riportò seri danni, e nel dopoguerra necessitò di un delicato lavoro di restauro.
Come si vede qui, la protezione era di sacchi di sabbia, racchiusi nelle strutture di legno.
Del Moschino è stato già detto tutto il male possibile; la realtà è che era sostanzialmente un borgo di gente che viveva del fiume e sul fiume: barcaioli (in un tempo in cui il Po era una via d'acqua usata per trasporto di merci e persone, in un'epoca in cui le strade erano lasciate in condizioni miserande), renaioli, pescatori (quando il fiume era anche una risorsa alimentare); certo, assieme all'"erba buona" vi cresceva anche la "zizzania", ma non più che in altre zone povere e periferiche della città; in fondo, la prima vittima del colera era un barcaiolo, che si guadagnava onestamente da vivere col suo lavoro. Fosse sopravvissuto, oggi sarebbe un borgo pittoresco e caratteristico, non dissimile da molti borghi sull'acqua, fluviali, lacustri o marinari, tuttora esistenti.Non troppo di nuovo sotto il sole....
Quando il Paziente 0 "era un uomo dedito a gozzoviglio e alcol"
"Il morbo continuava regolarmente il suo cammino attraverso l'Europa, avanzandosi a tappe come farebbe un uomo in marcia»: sono parole di Vittorio Bersezio, il fondatore de La Stampa, per raccontare l'epidemia del colera che colpisce Torino nel 1835.
Uno dei momenti più difficili della città negli ultimi due secoli. La città si prepara al suo arrivo, annunciato dalla Commissione sanitaria istituita da Carlo Alberto. «Era da un pezzo che se ne parlava – scrive Bersezio – ma i pareri erano divisi: "Verrà" dicevano gli uni. "Non verrà!" affermavano gli altri». Altra pagina già letta. «Nel frattempo per impulso delle autorità, si pigliavano gli opportuni provvedimenti; si facevano ripulire case, cortili, viuzze; si costituivano lazzaretti nei vari quartieri; si nominavano commissioni».
Il «Paziente 0» è Giovanni Som, un trentenne «dedito all'alcool e al gozzoviglio» (come riporta il documento ufficiale) che vive nel Borgo del Moschino e che il 24 agosto muore presso l'attuale ospedale San Giovanni Vecchio, «sostenuto da tutti i conforti religiosi». La religione conta e parecchio. Un solo dato: il Consiglio comunale consegna nelle mani dell'Arcivescovo il voto solenne della Città alla Consolata. Per ringraziare la fine dell'epidemia verrà eretta pochi anni più tardi, come ex voto, l'alta colonna in granito e la statua in marmo della Madonna Consolatrice tuttora presente nella piazza. Un rapporto speciale, quello tra Torino e la Consolata, come sottolineato di recente anche da Papa Francesco.
Sui provvedimenti, però, non tutti sono concordi. Scrive Bersezio: «Vi era una schiera ostinata di scettici ottimisti che s'incaponivano a negare, che in parte sogghignavano, chiamandoli un sciupadenaro, in parte se ne sdegnavano, accusandoli di spargere lo sgomento nel popolo». Tra questi la decisione di spostare i mercati alimentari – che potevano facilitare il contagio – dalle piazze centrali al di fuori della zona abitata. L'area scelta è l'ampia piazza che si apre dopo via Milano. Nasce così – e per quella epidemia – il mercato di Porta Palazzo.
Ci sono anche nel 1835 negazionisti e complottisti. «Non si diedero per vinti gli increduli – riporta Berserzio – i casi di colera li negavano addirittura, o li attribuivano a eccessi dietetici. E allora, come in tutte le epidemie, sorse nel popolo la scellerata, assurda idea dello avvelenamento. Perché questo avvenisse, nessuno lo sapeva dire: ma ci si credeva lo stesso». E poi la superstizione: «Si era fatto credere da alcuni furbi che il contagio si poteva tenere lontano mediante certi amuleti, i quali consistevano in tubettini contenenti un poco di mercurio, in iscampolini di pannolana, su cui ricamate parole e cifre e motti, da appendere al collo».
Alcuni invocano un'immunità di gregge: «I più saggi si attenevano ai precetti igienici consigliati dai sanitari altri propendevano di vivere più allegramente e spassarsela più che mai». Il focolaio è il Borgo del Moschino, situato al termine di corso San Maurizio, affacciato sul fiume Po. Un grappolo di case vecchie, fatiscenti, senza nessuna norma igienica. E, ultimo dettaglio, sovrappopolato da persone ignoranti e dedite al malaffare. Le cronache ufficiali lo descrivono come un «grumo di miseria» insalubre. Per sradicare il problema viene deciso successivamente di abbatterlo, organizzando i Murazzi e via Napione come li vediamo ancora oggi."
Da LA STAMPA odierna.
Ed ecco il registro con lo spoglio definitivo delle schede per il collegio Torino - Novara - VercelliMolto interessante, non avevo mai visto un facsimile della scheda
riguardo a questo interessante non off topicscusate il non off topic,particolare di foto di Brogi con abitazioni fitte, fronte duomo e zone limitrofe [Souvenir de l'ltalie. Turin. Firenze, G. Brogi, s.d. Album de 6 phot. dépliantes de Turin, don Davidsard en 1930] | Gallica