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#1701 |
Quantum Mechanics User
Join Date: Nov 2009
Location: Grugliasco-Torino
Posts: 1,307
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#1702 |
guregn
Join Date: Nov 2010
Posts: 16
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#1703 |
guregn
Join Date: Nov 2010
Posts: 16
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#1704 |
Breùs, a la francaise
Join Date: Feb 2010
Location: 45°4'41"16 N - 07°40'33"96 E
Posts: 2,242
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#1705 | |
Registered User
Join Date: Nov 2010
Location: echevennoz
Posts: 311
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grazie a Te per l'apprezzamento condividere ricordi, e simili, è una delle mie passioni ![]() |
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#1706 |
guregn
Join Date: Nov 2010
Posts: 16
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#1707 | |
Registered User
Join Date: Nov 2010
Location: echevennoz
Posts: 311
Likes (Received): 3
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concordo ! ci sono (stati) atleti, sportivi, da amare, qualunque sia il personale tifo calcistico, ciclistico, ecc. ![]() |
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#1708 |
Cinico user
Join Date: Aug 2007
Location: Torino - Spina 3
Posts: 5,271
Likes (Received): 976
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#1709 | |
Cinico user
Join Date: Aug 2007
Location: Torino - Spina 3
Posts: 5,271
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#1710 | |
guregn
Join Date: Nov 2010
Posts: 16
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Borgata Parella big city !! ![]() ![]() Ti interessa?: http://www.comune.torino.it/circ4/pdf/cascine_citta.pdf |
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#1711 |
Registered User
Join Date: Nov 2010
Location: echevennoz
Posts: 311
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Ecco un articolo scritto da Gigi Meroni per "Alé Toro" - 1964
"In tutti i campetti di periferia , dove le porte sono segnate dai mucchi degli indumenti dei giocatori e ogni tanto il pallone schizza oltre il prato e intralcia il traffico, i ragazzi che giocano hanno una prima e fondamentale aspirazione: quella di tenere il più possibile la palla seminando il maggior numero di avversari. Il passaggio, il gioco d'insieme, tutte le diavolerie tattiche non contano niente: conta soltanto il dribbling. E chi sa farlo bene è senz'altro il migliore della compagnia. A quei tempi, i tempi del "campetto", io ero uno di quelli che sapevano farlo bene, e magari so farlo bene ancora adesso che gioco nel Torino. Mi hanno chiesto di spiegarvi come si fa e francamente non credo di essere in grado di spiegarvelo troppo bene. Perché il dribbling è una cosa troppo personale, istintiva, troppo soggetta ai capricci del momento. Quando io arresto una palla, la controllo e parto verso la porta avversaria, compio certamente una serie di movimenti coordinati che portano a un risultato, ma di questi movimenti non ho una sensazione immediata, non posso ricordarmeli. Ecco perché vi dico che spiegarvi chiaramente i segreti del dribbling non mi è possibile. Tutt'al più, posso insegnarvi alcuni accorgimenti che vi saranno senz'altro utili. Ma prima rivediamo insieme, leggendo un vecchio manuale del gioco del calcio, come possiamo definire l'arte dello scartare l'avversario. Il dribbling, dice il nostro libretto, è l'arte di portare avanti la palla con leggeri colpi di piede, così che essa rimanga tenuta sotto il controllo del giocatore. Ciò non significa che il calciatore con la palla, avendola perfettamente sotto controllo, debba sorpassare parecchi avversari, sebbene questa sia la forma più spettacolare di abilità. Dribbling può significare anche che il giocatore in possesso del pallone lo tiene fin quando decide di passarlo a un compagno o tirarlo in porta. Cosa vitale, in un dribbling, è procedere veloci e dritto, perché un lento dribblatore viene facilmente affrontato e fermato dall'avversario e chi non è capace di andare dritto perde tempo e corre di più, affaticandosi inutilmente. Il pallone non dovrebbe quasi mai essere portato avanti in dribbling se è possibile passarlo a un compagno in posizione migliore (ecco una regola che non sempre io osservo, però). Gli attaccanti possono dribblare di più, i difensori dovrebbero farlo molto meno, perché il dribbling effettuato da un terzino può creare grossi pericoli per la sua porta. Le parti del piede che dovrebbero essere usate per il dribbling sono l'esterna e l'interna (la prima più della seconda). Dovete colpire la palla con la giusta forza, sufficiente a farla correre davanti a voi alla stessa velocità. Ciò dà il risultato conosciuto con il nome di: "pallone incollato alle dita del piede". Non tentate mai il dribbling con la punta del piede. Occasionalmente, in uno scontro disperato, si può spingere la palla oltre all'avversario e riprenderne poi il controllo, ma questo è un dribbling difficilissimo in quanto una situazione disperata e un perfetto controllo del pallone vanno male d'accordo. Generalmente parlando, si dovrebbe guardare la palla quando si dribbla e tenervi il corpo sopra. Naturalmente è necessario dare un'occhiata intorno, prima di tirare o passare, ma l'occhio dovrà ritornare alla palla il più presto possibile. Un altro punto: se il giocatore ha spazio libero intorno a sé non è necessario che tenga il pallone sotto un controllo molto stretto. Cercate di tenere il vostro corpo fra la palla e il possibile avversario così che, se egli vi attacca, deve farlo "attraverso" di voi e quindi con il rischio di farvi ottenere un calcio di punizione. Ne consegue che è indispensabile che voi sappiate dribblare altrettanto bene con entrambi i piedi. Un avversario che vi affronta mente voi avanzate con la palla è quasi certo di adattare la sua velocità alla vostra. Così ne consegue che, se voi venite avanti con i tre quarti della vostra velocità massima e poi, esattamente quando lui sta per attaccarvi, scattate a piena velocità, egli è colto di sorpresa e viene a trovarsi in ritardo per ostacolarvi. Questo è specialmente efficace contro avversari che giungono diagonalmente o perpendicolarmente alla vostra linea di corsa. "Fintare" significa far credere all'avversario che voi state per fare ciò che voi non intendete fare, per esempio che state per effettuare un passaggio mentre, invece, intendete procedere direttamente in dribbling. Voi potete passare attraverso una gamma di finte, a cominciare da quella di fermare la palla con il tacco e spingerla in una certa direzione con il piede e poi passarvelo sopra mentre essa continua la sua corsa. Queste sono raffinatezze del dribbling che richiedono molta pratica per acquistare il "tempo" e l'equilibrio esatto del corpo, allo scopo di portare il vostro avversario sulla strada sbagliata, fin quando sia troppo tardi perché lui possa correggere il suo errore. Il risultato è il medesimo prodotto dall'ondeggiamento del corpo, salvo che, in questo caso, è il piede che ondeggia sulla palla mentre, nell'altro, è il corpo che fa il movimento ingannatore. Ecco, dunque, i miei pochi consigli, che mi sono stati ispirati dalla pratica e dalla rilettura del manuale di Fabian e Witthaker. Ci sono ancora alcuni modi particolari di allenamento e poche regole fondamentali da tenere sempre presenti, e poi eccovi pronti, piccoli amici, a dribblare con stile, potenza disinvoltura, qualunque avversario." Il suo cielo in una mansarda "La mansarda di Piazza Vittorio, con le finestre affacciate sul Po, era la 'Carrozza adatta a portarmi indietro nel tempo, molto indietro...' Mi pare che, scendendo, io possa percorrere la Via Po avendo la possibilità d'incontrare i Vellan, i Monti e qualcun altro dei pittori della scuola piemontese del primo novecento. A volte sento l'irrefrenabile desiderio di andarmene in giro con un'enorme cravatta nera legata a fiocco. Allora si usava così". Parole e sogni di Gigi Meroni, calciatore e artista, o artista-calciatore, fate voi. Comunque vogliate definirlo, resta il fatto che è davvero incredibile, oggi, leggere, le sue interviste di 40 anni fa e pensare a un calciatore (attenzione: di quel calcio, di certo non ancora abituato a stranezze e originalità come oggi) di 20 anni che legge libri di Klee e Panofskj, che ascolta il jazz, che parla dei Beatles come di un "fenomeno non solo musicale, ma di costume, di sentimento". Già, che cosa deve essere stato avere come compagno di squadra uno come Meroni, e che orgoglio per i tifosi granata uno che sottolineasse ancora di più la particolare fortuna di appartenere al Toro. Dici Meroni e pensi ai suoi dribbling, certo, ma, poi, ti capitano sotto il naso quelle foto in cui Lido Vieri gli sistemava una giacca semplicemente assurda, ovviamente disegnata da lui, e capisci quanto doveva essere speciale anche fuori dal campo. Il suo modo di concepire la vita lo rendeva assolutamente unico, al punto che la seriosa RAI degli anni 60 gli dedicava servizi in cui il pallone non c'entrava affatto ma dove si parlava "solo" del suo modo di vestire, di comportarsi. Chissà se conta qualcosa l'atmosfera degli anni 60: se lui, come spesso accade a coloro che arrivano nelle grandi città dalla provincia profonda, avesse antenne più sensibili o se ha fatto tutto da solo, molto per indole e un poco per gioco scherzoso. Magari anche un po' di calcolo, nella costruzione del personaggio: come quando decise di andarsene a spasso per i portici di Como con una gallina al guinzaglio, per scandalizzare ancora di più i suoi conterranei. Oggi farebbe la gioia degli esperti di marketing, con quella sua innata capacità di cambiare look e passare dalla barba incolta ai baffetti stile "Zapata", dalla zazzera beatlesiana ai basettoni. Invece niente: la cosa davvero bella è che lui cambiava solo per sé stesso, per seguire il suo estro personale, lo stesso che lo guidava nella realizzazione dei suoi quadri o nella sistemazione della sua mitica Balilla nera con i copricerchi dorati e gli interni di raso verde. Alla guida, quando non c'era un compagno di squadra bardato nella divisa da chaffeur disegnata da Meroni stesso, si piazzava lui con, in testa, il cappello a quadretti e gli occhiali calati sulla punta del naso. Viene da sorridere a pensare a quello che poteva dirgli Nereo Rocco, il Paròn, lui così tradizionalista che, però, sapeva accompagnare e gestire gli estri di quel "mona" che, invece, faceva imbestialire la stampa e parte dell'opinione pubblica in un Paese in cui ancora si coprivano le gambe delle sorelle Kessler in tv. Figurarsi cosa potevano dire di un calciatore, del giro della Nazionale poi, che divideva la mansarda con Cristiana, la "bella tra le belle" conosciuta al luna park e, colpa imperdonabile, già sposata. Gigi Meroni dribblava, pensava mentre guardava salire le brume del Po, dipingeva (perchè, quello, pensava sarebbe stato il suo futuro) e guardava le cose con distacco. Quando sfumò il suo trasferimento alla Juve per una vera e propria rivolta dei tifosi granata, lui reagì così: "No, non mi spiace essere rimasto qui. Mi basta vivere in serenità, con la coscienza pulita. Sono uno zingaro e noi zingari ai soldi badiamo relativamente." E' bello che il calcio abbia avuto uno così. |
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#1712 |
Registered User
Join Date: Jul 2009
Location: (per ora) Spina 4
Posts: 1,661
Likes (Received): 350
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![]() Lo so che stiamo divagando ( anche se pure in questo caso di Torino Sparita si tratta ), ma leggendo il tuo post mi è salito il "miscuglio emozionale", quel mix tra sorriso inebetito e groppo in gola. La prima partita che mi portarono a vedere allo stadio fu "quel" derby vinto 4-0 ( avevo solo tre anni ). L' unico mio ricordo ( come in un sogno ) di quell' incontro è l' atmofera "surreale" nel quale la partita si svolse ed il corollario di sensazioni diametralmente opposte vissute dagli adulti che mi accompagnarono ( a tre anni un bambino è abbastanza "grande" per capire il calcio, ma non abbastanza da spiegarsi perchè ai gol della squadra del cuore, chi ti sta accanto, invece che esultare, si abbraccia piangendo ![]() |
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#1713 | ||
Registered User
Join Date: Nov 2010
Location: echevennoz
Posts: 311
Likes (Received): 3
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Quote:
![]() per me, il "Toro" è qualcosa che ha a che fare con qualcosa di molto più profondo del 'tifo'... per esempio, è mio papà che 'festeggia' il 1° anniversario di matrimonio andando, da Aosta, a Superga, a fotografare i rottami dell'aereo, pochi giorni dopo l'incidente; che mi spiega cosa è stata la partita Toro- River Plate, quando io gli chiedo cos'è quel distintivo "Torino-Simbolo" che tiene sulla 'giacca della festa' (distintivo che mi è sembrato giusto lasciare con lui, nella bara...); che mi tiene per mano entrando al Filadelfia, a chiacchierare con il suo amico d'infanzia Angelo Zambruni, dirigente granata del settore giovanile; che mi porta in quegli stanzoni, indicandomi sottovoce "quello è Bearzot, il capitano"; che mi porta a vedere, come prima partita allo stadio, un Juve-Fiorentina, per farmi ammirare Sivori e Charles... e mi educa, crescendo, a non cadere mai nel 'tifo contro'; che dice, con un'ironia amara, "siamo diventati una squadra di cioccolatai" nell'anno del Talmone-Torino... che ha una faccia terrea - me la ricordo bene - quel lunedì 16 ottobre '67... e che ha, come ultimo momento bello della sua grama vita, la vittoria nel derby del 4 marzo '73, appena 2 giorni prima della sua morte; poi sono io che mi sento chiamare, in mezzo a una folla immensa, davanti alla foto di Gigi, in corso Re Umberto, il tardo pomeriggio di domenica 16 maggio '76, e vengo abbracciato dal vicino di casa dei miei, di anni ormai lontani... e sono io che, il giorno dopo, salgo a Superga e lascio sulla lapide la bandiera granata che avevo conservato, dagli anni in cui andavo allo stadio con papà... è la Torino sparita... dei nostri padri che hanno vissuto il dolore della tragedia di Superga... di noi, che 'tagliavamo' da scuola per andare al Filadelfia a vedere gli allenamenti... sparita... come la nostra gioventù
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#1714 |
Cinico user
Join Date: Aug 2007
Location: Torino - Spina 3
Posts: 5,271
Likes (Received): 976
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Scorcio dei sotterranei del comune di Torino, con le indicazioni per il rifugio antiaereo:
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#1715 |
Registered User
Join Date: Oct 2007
Posts: 305
Likes (Received): 28
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sono capitato di passaggio a giugno a torino, ero in piazza quando c'è stato quel megaraduno delle biciclette a sentire gli amici della bandakadabra, ed è stata la mia prima volta a torino.
tifo grosseto e milan, ma un po' di cuore è anche per genoa e torino perché rispetto molto queste due squadre... confesso che a torino mi guardavo intorno e mi dicevo "mamma mia, di qua sicuramente ci sarà passato meroni"...il best italiano...lo avrei conosciuto volentieri...peccato che successo quel che è successo... ho l'autografo di george best, gli scrissi e me lo mandò, e mi sarebbe piaciuto aver avuto la possibilità di chiederlo anche a meroni... il fila ridotto in quello stato è una vergogna, se fossi sindaco di torino farei per prima cosa salvare il poco che ne rimane e lo adibirei a sacrario del torino con su scritti i nomi di chi ha ucciso prima il fila e poi il torino. magari con una bella lapide ad ignominia, tipo quella per kesselring. certe cose mi mandano in bestia, da amante dello sport e degli stadi, che per me sono monumenti. scusate lo sfogo in parte o.t. |
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#1716 | |
Registered User
Join Date: Nov 2010
Location: echevennoz
Posts: 311
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grazie, per il tuo sfogo ![]() io penso che in un Paese civile uno stadio con la storia, sportiva e umana, come il Filadelfia sarebbe divenuto Monumento Nazionale purtroppo l'Italia non fa parte, secondo me, della categoria 'Paesi civili' ![]() |
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#1717 | |
Registered User
Join Date: Nov 2010
Posts: 41
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SOS. Qualcuno è in possesso del progetto di imminente realizzazione che prevede l'eliminazione di tutto quel complesso dismesso che sta su un lato di corso Lombardia e fra i numeri 80/84 di via lucento, (dove è ancora visibile il tracciato della bealera )?- Peccato si perderà la traccia di un complesso rurale... A proposito affrettatevi a fare foto prima che arrivino i meravigliosi condomini, dei quali si sentiva la mancanza ....-( |
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#1718 | |
Registered User
Join Date: Nov 2010
Location: echevennoz
Posts: 311
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#1719 | |
Registered User
Join Date: Nov 2010
Location: echevennoz
Posts: 311
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interessantissimo ! grazie ![]() sono i luoghi dove, negli anni '60, portavo mio nonno, nelle rare volte in cui veniva a trovarmi a Torino, per fargli vedere che, anche se abitavo 'in prigione' (così lui definiva la città ![]() si poteva arrivare, a piedi, da casa, a vedere le mucche ![]() |
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#1720 | |
Registered User
Join Date: Jul 2009
Location: (per ora) Spina 4
Posts: 1,661
Likes (Received): 350
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Quote:
Però ( purtroppo ) sono abbastanza "maturo" da ricordarmi questo, che fu abbattuto nei primi anni '70 ( o a fine anni '60 ?!?!)........... ![]() |
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foto, torino |
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